16 Aprile
Piano di volo: Sossusvlei (1)- Walvis Bay (2)- Hobatere (3) totale miglia 415
Ci aspetta una lunga giornata di volo. Faremo un balzo verso Nord fino al confine sud ovest del grande Etosha National Park. L'arrivo e' previsto ad Hobatere, una riserva privata con annesso campo di atterraggio, ma prima dovremo fare una tappa a Walvis Bay per il rifornimento di carburante.
Decolliamo presto e facciamo un paio di giri intorno alla zona del Lodge, cosi' per gustarci dall'alto la visione del posto che ci ha ospitati in maniera sublime negli ultimi due giorni; tenendo una velocita' bassa, per quanto e' possibile sempre 80 nodi sono, sorvoliamo ancora una volta il letto del fiume con la sua cornice di dune uniche al mondo. Dopo poco il colore giallo-rosato assorbe il paesaggio e le grandi dune scompaiono all'improvviso cosi' come sono comparse alla nostra vista. Voliamo verso la costa facendo rotta per Nord Ovest per non allungare troppo il percorso. Scomparse le grandi dune inizia lo spettacolo delle geometrie di colore che la sabbia crea con le sue ombre.
Sappiamo che a sud di Walvis Bay c'e' il relitto di una nave e aguzziamo lo sgaurado in direzione della costa per essere certi di non perderlo.
Ad un certo punto vedo una chiazza nera certamente in contrasto con il giallo-rosa della sabbia intorno a noi. Chiedo ad Aldo di fare un passaggio basso vicino alla macchia, anche se, vista la distanza dal mare, potrebbe non essere il relitto.
Invece e' proprio lui, incredibile! E' il relitto della Eduard Bohlen che nel 1909 si incaglio' mentre trasportava materiale per i giacimenti diamantiferi. Il litorale e' cosi' cambiato che ora la nave si trova adagiata su una duna ben distante dal mare!
Sotto di noi non vediamo strade o piste che portano a lei.
Seguiamo la costa che per fortuna non e' coperta dalla nebbia, o almeno non del tutto! Per un lungo tratto, prima di Walvis Bay, la sabbia forma un vero e proprio gradino sull'acqua e in alcuni punti pittoresche lingue rosa si allungano verso il mare.
Anche se l'apparenza inganna, l'aeroporto di Walvis Bay e' un vero aeroporto, e' il secondo aeroporto della Namibia, con tanto di torre di controllo e di omino che risponde alla radio, anzi non solo, dalla stessa torre controlla anche il traffico sul vicino aeroporto di Swakopmund, circa 15 miglia a nord...quando si dice l'organizzazione! Comunque sempre in mezzo al niente siamo...
Dopo l'atterrraggio Aldo chiede il rifornimento e dopo qualche minuto arriva la cisterna, questa volta e' un normale camioncino con cisterna! La citta' ha i suoi inconvenienti: la burocrazia. Non capiamo per quale maledetto regolamento burocratico non ci vogliono riempire le due taniche di plastica supplementari, dicono che non e' permesso! Non possiamo fare altro che protestare, senza successo. Fortunatamente nei prossimi giorni avere quelle due taniche in piu' non sara' cosi' importante come nelle prime tappe.
Dopo il decollo continuiamo a volare lungo la costa ancora per un po' e scorgiamo le vasche colorate delle saline a nord di Walvis, e' lo stesso sale che si compra a Cape Town!
Lasciamo la costa che si protende verso nord ovest e continuiamo a dirigerci verso nord nord est in direzione del Messum Crater: due cerchi concentrici di colline si sono create in seguito al collasso della bocca di un cratere che ha il diametro di 20 km. All'interno un microcosmo dimenticato dal mondo che potrebbe tranquillamente essere lo scenario di un altro film di Jurassic Park. Purtroppo le foto non rendono bene, vista la grandezza del soggetto, anzi si vede meglio con Google Earth!
Il paesaggio e' cambiato nuovamente, la pietra rossa ha preso il posto della sabbia.
Stiamosorvolando la regione del Damaraland caratterizzata dalla presenza della montagna piu' alta della Namibia, il Brandeberg, alta 2573 mt. Illuminato dal sole il granito e' rosso, veramente spettacolare!
Le pareti rocciose della montagna conservano pitture rupresti risalenti a 16.000 anni fa. La piu' famosa e' quella della Signora Bianca rappresentata da una figura alta 40 cm. dipinta di bianco, non necessariamente una donna, che in mano sembra tenere un calice e nell'altra un arco con delle frecce. Noi naturalmente non l'abbiamo vista dall'alto, ma in compenso abbiamo potuto ammirare l'intero splendore del Brandeberg.
Questa terra e' forte, bella ma veramente difficile per viverci. Animali e uomini devono aver tirato fuori tutta la loro capacita' di adattamento per sopravvivere qui.
Adesso cerchiamo la pista di Hobatere. Via radio sentiamo la comunicazione di un altro aereo che mentre stava atterrando li' ha avvistato poco vicino alla pista un elefante che rincorreva un leone: sara' uno scherzo?
Carta in mano cerco di aiutare Aldo nel riconoscere corsi d'acqua e colline per individuare la posizione della pista. Siamo perplessi dalla presenza, sotto di noi, di decine di piccole colline, poi improvvisamente eccola, la pista si allunga all'interno di una piccola valle, circondata su 3 lati da colline. Mi domando come faremo ad atterrare in cosi' poco spazio, ma se lo fanno altri lo psiiamo fare anche noi...e giu' il musetto di PMY!
Atterraggio perfetto, lo dico che Aldo non sapra' piu' atterrare su piste in asfalto!!!
Alla fine della pista c'e' un piccolo hangar con dentro un aereo simile al nostro. Appartiene ai proprietari della riserva, del resto qui l'aria e' la via di comunicazione piu' semplice da percorrere. Un ragazzone alto e sorridente, il figlio del propietario, ci e' venuto a prendere con la Land Rover del lodge; pur essendo quest'ultimo a circa 300 metri dalla pista non e' prudente camminare a piedi fuori dal campo recintato per via degli animali in zona, anzi ci fa' subito notare che proprio accanto al ruotino anteriore del nostro aereo c'e' l'impronta abbastanza fresca di un leone adulto! Cominciamo a credere alla comunicazione radio che abbiamo sentito! Aldo tranquillizza PMY, ai leoni l'alluminio non piace!
Il Lodge di Hobatere e' situato all'interno di quella che fino a qualche anno fa' era una riserva di caccia, per intenderci di quelle dove i bianchi armati di fucili, scortati da neri armati di lance, andavano ad uccidere tutti gli animali che incontravano. A detta di Steven, il proprietario, dopo una introspezione ed una presa di coscienza la riserva si e' trasformata in parco ed i neri accompagnatori si sono trasformati in abili guide. Io non credo molto alla motivazione del cambiamento, ma sia noi che gli animali ci abbiamo certamente guadagnato.
Gli alloggi sono casette con il solito tetto di arbusti che in poco spazio contengono tutto quello che serve. Il posto e' dotato di un generatore che viene acceso solo dalle 17 alle 22, per poi fare spazio ai vecchi sistemi di illuminazione, candele e lampade a petrolio. E' un posto caldo ed accogliente, in tutto stasera siamo solo 12 ospiti tra i quali un gruppo che domani partira' con i cammelli per addentrarsi nel deserto roccioso...e qualcuno osa pensare che il modo in cui viaggiamo io ed Aldo sia pericoloso? Questa gente aderisce ad un programma che in questo modo raccoglie i fondi per salvare i rinoceronti. Ma non era piu' semplice vendere torte?
Non vediamo l'ora di andare in giro in cerca di animali. Concordiamo il primo tour in macchina per le 16, giusto il tempo di rilassarci un po'.
Non e' necessario allontanarsi molto dal campo per incontrare di tutto. Il primo incontro e' con un serpente (ricordiamoci di chiudere bene la porta stanotte!), poi un esplosione di zebre, orix, kudu, blesbok, springbok, vediamo anche un camaleonte che riesco ad accarezzare nonostante le sue proteste. Centinaia di formicai di notevole dimensione, con la punta rivolta verso Nord, costruiti cosi' dalle formiche.